



Davanti alla casa dove ho vissuto dal 2002 ai primi mesi del 2008 non è cambiato praticamente nulla. Non è cambiata neanche la casa, immutabile e granitica nel suo terribile design. Ci sono le macchine parcheggiate, i marciapiedi sconnessi, persino gli ingombranti bidoni della spazzatura sono ancora nella stessa posizione, pronti a essere razziati dalle famiglie nomadi e dai barboni. Chissà se sono sempre gli stessi pure loro.
Il centro estetico dove andavo a farmi disegnare orrende sopracciglia ha chiuso, e il mio ristorante cinese di riferimento è diventato un ristorante di poke. Per il resto la Tuscolana sembra essere rimasta immobile e congelata nel tempo, segno che anche la gentrificazione può fare poco in una città come Roma.
Mi sono immerso nei miei vent’anni per caso, per un traghetto non preso, per un traffico improvviso, per sei bottiglie di vino. Ho passeggiato per le strade di una Roma semivuota per il ponte, nonostante il Papa. Mi sono seduto in una trattoria, ho preso un bicchiere di rosato e una carbonara con il tartufo nero molto buona però santiddio Claudio, il tartufo quando lo digerisci?
Mi sono immerso nei miei vent’anni, ho preso del vino buono e del cibo buono, e ho pensato a te. Tutto questo viaggio e queste disavventure e questo vino e questo cibo lo avrei raccontato a te. “Davide, perché non organizziamo un viaggio a Roma?” “Eh.”.
Ma non te lo posso raccontare più, e allora ci faccio un post.
