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RomaPride vs RoseVillainPride, 0-1

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Data di pubblicazione:

15/06/2025

Parliamo del #RomaPride, ma dal punto di vista della comunicazione.

Ispirato da un account su BlueSky, ieri sera intorno alle 21 sono andato a dare un’occhiata all’account ufficiale del Roma Pride, manifestazione sotto il cappello di Circolo Mario Mieli – di cui taggo il presidente Mario Colamarino e il responsabile Ufficio Stampa e Progettazione eventi Alessio Cappuccio perché vorrei conoscere la loro opinione al riguardo – che, sulla carta, dovrebbe ruotare attorno ai diritti #LGBTQ+ e alle tematiche #queer. Alle 21 nella giornata della parata, quindi a cose fatte: sottolineo l’ora, perché è importante.

La giornata della parata è stata raccontata dall’account ufficiale attraverso OTTO storie. Di queste otto storie, SEI sono dedicate a #RoseVillain, madrina del Pride la cui canzone “Fuorilegge” è diventata addirittura lo slogan-tema politico della manifestazione di quest’anno che compare in ogni storia dedicata.

Quello che NON vedrete nelle storie di cui sopra, e che ho screenshottato, è un qualsiasi riferimento a termini queer-coded: nessun “gay”, nessuna “lesbica”, nessun “bisessuale”, nessun “transessuale”, nessun “LGBTQ+”, nessun “queer” viene utilizzato nei testi delle storie. Gli hashtag dedicati sono #RomaPride2025, e – da parte del media partner ufficiale IgersItalia (nella sua componente romana) – #RaccontandoRoma che vabbè, ufficio del turismo.

L’unico riferimento alle tematiche che dovrebbero essere centrali nel Pride è legato a #VladimirLuxuria, a cui viene dedicata *una* storia a cui segue un’ulteriore storia in cui balla, you guessed it, con Rose Villain.

Di base, il Pride romano – che, ripetiamolo, dovrebbe essere una manifestazione dedicata alle persone queer in cui si bilanciano l’aspetto celebrativo e quello politico – è stato raccontato, costruito e organizzato come se fosse un Coachella. Un Coachella all’italiana, sanitizzato da ogni rivendicazione politica dedicata alle persone queer. L’aspetto partecipativo e collettivo è stato totalmente evitato: le persone non c’erano, c’era solo il pubblico.

Il pubblico di un concerto di Rose Villain.

Ne vogliamo parlare, che a me fa male il cuore a vedere questa cosa?

Chi sono

Potete chiamarmi Gatto Nero, gattonero, ergattonero o tutte le infinite varianti di questo nickname che indosso da più di vent’anni.

All’anagrafe però resto Claudio Mastroianni, classe 1981, calabrese trapiantato altrove.

Attualmente in Sardegna.

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